Cenni storici - Palazzo del Monferrato

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La nascita dell'edificio

La vecchia sede camerale di via San Lorenzo è stata edificata nel 1932-1933 su progetto dell’architetto torinese Giovanni Chevalley. Fin dal 1922 la Camera di Commercio aveva deliberato l’acquisto di un’area edificabile di circa 600 metri quadri in pieno centro cittadino, all’angolo tra le vie Piacenza e Cavallotti (attuale via San Lorenzo) per costruirvi una sede di proprietà, esigenza che era divenuta assai sentita in relazione alla crescita delle competenze e del personale.

Nel 1923 il commissario governativo Cristoforo Ponzano aveva indetto un concorso nazionale per la scelta del progetto al quale presero parte circa trenta concorrenti, tra i quali diversi professionisti locali. Il concorso, però, non ebbe buon esito, perché nessuno dei progetti presentati fu ritenuto accettabile: alcuni di questi elaborati furono pubblicati su riviste specializzate e di essi (come di quello realizzato dallo studio Titta) è rimasta qualche traccia documentaria.

Analogo esito ebbe un secondo concorso e pertanto, nel 1925, il commissario Ponzano assunse la responsabilità di assegnare direttamente al celebre architetto torinese Giovanni Chevalley (1868-1954), collaboratore di Carlo Ceppi, l’incarico di progettare l’edificio.
Il progetto fu effettivamente approvato il 15 novembre 1925, congiuntamente al piano finanziario per la sua realizzazione, un piano che prevedeva la copertura di una spesa pari a lire 1.650.000 (di cui la Camera già aveva accantonato 1.200.000).
Nella seconda metà degli anni Venti ci fu anche una parentesi, in coincidenza con la creazione dei Consigli provinciali dell’economia, in cui il prefetto Selvi, nella sua veste di presidente del Consiglio dell’economia, pensò di rinunciare al progetto originario, portando la sede dell’ente all’interno del palazzo Reale (palazzo Ghilini) che già ospitava gli uffici della prefettura e della provincia, affidando un incarico all’architetto milanese Portalupi.

Ma con il prefetto Milani, nel 1930, si tornò all’impostazione originaria e si procedette all’acquisto da un vicino di una piccola porzione di terreno edificabile che avrebbe reso più regolare il perimetro del nuovo edificio e si chiese all’architetto Chevalley di apportare ulteriori modifiche al proprio progetto in vista di questa nuova acquisizione.
Il progetto fu prontamente approvato dal Ministero e da quel momento, con il contributo determinante del vice presidente del Consiglio Luigi Vaccari – che era anche podestà della città di Alessandria – furono bruciate le tappe.

Con il prefetto Rebua, il 28 ottobre 1931, ebbe luogo la cerimonia (simbolica) della posa della prima pietra dell’edificio. Il 25 gennaio dell’anno successivo, 1932, fu pubblicato l’avviso d’asta per l’aggiudicazione dei lavori, che furono poi assegnati alla società anonima Impresa di Costruzioni Bastita & C. di Tortona (assistente dei lavori il geom. Luigi Ostanello).

Nel frattempo il Consiglio cambiava ancora denominazione e il 5 novembre del 1933 si poteva procedere alla consegna dei lavori e all’inaugurazione della sede del Consiglio provinciale dell’economia corporativa. La circostanza fu segnata dalla presenza del sottosegretario alle corporazioni, on. Bruno Biagi, accolto da Rebua e da Vaccari, da una solenne seduta del Consiglio appena costituito e dalla realizzazione di una medaglia commemorativa, disegnata dallo stesso progettista. Il verbale della seduta, redatto su pergamena, venne depositato tra gli atti solenni ad tradendam rei memoriam.


Le spese di costruzione, autorizzate in un primo tempo nella cifra di due milioni di lire, ma poi contenute nella misura di lire 1.568.422, furono finanziate con la cassa per l’importo di lire 1.091.935 e con la vendita di titoli del debito pubblico per la cifra di lire 500.000 (per ragioni di cautela si richiese anche un’anticipazione di lire 200.000 alla locale Cassa di Risparmio). Il trasloco definitivo avvenne nel corso del 1934, dopo che l’ing. Arturo Danusso di Milano ebbe sottoscritto la relazione di collaudo dei lavori (13 giugno 1934).


Il nuovo Palazzo delle Corporazioni era articolato su un piano terreno (ove trovava posto un ampio salone delle adunanze capace di oltre 100 posti a sedere); il salone venne affrescato dal pittore locale Giovanni Patrone, dopo che ebbe rinunciato all’incarico il torinese Carlo Gaudina, (1878-1939).

Il progetto prevedeva poi un mezzanino, un piano nobile (che ospitava gli uffici di presidenza e di segreteria, la sala del consiglio, la biblioteca), un secondo piano adibito a uffici e un ampio sottotetto attrezzato ad archivio.
L’edificio, con una superficie utile complessiva pari a circa 1.900 metri quadri, avrebbe ospitato gli uffici camerali per circa settant’anni, e cioè fino al 2001. Dopo il trasferimento nella attuale sede di via Vochieri 58, l’edificio – rimasto comunque a far parte del patrimonio camerale - ha assunto la denominazione di palazzo Asperia e poi quella di palazzo del Monferrato: è utilizzato come sede espositiva attrezzata e sede di alcuni uffici.

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